
• Erica Cassetta
Auschwitz:
la morte dell'umanità
• Giovanni Panozzo
Il mondo che mi fu strappato - video
Storie di una scuola desiderata
Auschwitz:
la morte dell'umanità
In occasione della ricorrenza
degli ottanta anni dalla liberazione
del campo di Auschwitz,
presentiamo questa riflessione
su una domanda che ci attraversa spesso, quando pensiamo all’Olacausto, sul perché Dio
abbia permesso tutto ciò.
Auschwitz ci interroga
in modo radicale su Dio,
ma ci interroga soprattutto sull’uomo, sulla sua capacità di realizzare
il male assoluto, la distruzione sistematica e scientifica
di altri esseri umani inermi.
Ufficio Studi CISL Scuola


La domanda che spesso ci poniamo quando pensiamo all’Olocausto, quando pensiamo ad Auschwitz è perché Dio lo abbia permesso.
E siccome non possiamo pensare che un Dio onnipotente non lo potesse impedire, ne deduciamo che è un Dio cattivo che si vendica degli esseri umani, in questo caso degli Ebrei.
Gli eletti che hanno tradito l’alleanza stretta da Dio con loro, adorando falsi idoli o che non l’hanno riconosciuto quando si è manifestato nella storia. Il Dio dell’ebraismo e del cristianesimo entra nella storia degli uomini; è potente, ma non onnipotente, tanto che ha bisogno degli esseri umani per “divenire”. Egli abbandona la sua solitudine e imperturbabilità e accetta di cedere la sua potenza a un altro, l’essere umano, per potersi manifestare. Dio ha bisogno dell’uomo, ne abbraccia la condizione e si prende cura di lui, lo consola nel bisogno, e lo accompagna nella scelta del bene e della giustizia. Ma lo lascia libero di scegliere il male (Hans Jonas).
Auschwitz ci interroga in modo radicale su Dio, ma ci interroga soprattutto sull’uomo, sulla sua capacità di realizzare il male assoluto, la distruzione sistematica, cosciente, scientifica di altri esseri umani inermi, bambini, donne anziani, malati, individui senza alcuna possibilità di difesa. Ci interroga sulla trasformazione delle idee in ideologie, sull’attribuzione ad alcuni nostri simili dei caratteri della divinità cui riservare quel potere assoluto, sulla vita e sulla morte, che non si riconoscono più in Dio. Ma questa “singolarità” che è stata Auschwitz si è verificata in un preciso momento storico.
Il contesto in cui ciò è avvenuto nella storia degli esseri umani è stato quello dei regimi totalitari, e della crisi delle democrazie liberali: il fascismo, il nazismo, il comunismo con la loro costruzione di mitologie moderne come quelle nate attorno al mito della razza superiore ariana o al mito della classe proletaria.
Accompagnati, nel caso del nazismo, dalla de-umanizzazione di un altro popolo, quello ebreo, nella prosecuzione di una tradizione antisemita che ha attraversato la storia non soltanto tedesca ed europea. E quando il nazismo ebbe bisogno di un capro espiatorio per affermare se stesso e le guerre contro le “plutocrazie liberali ebraiche” se lo trovò già costruito da una narrazione secolare. Ai ghetti si sostituirono i campi di concentramento e di sterminio.
Si passò allora alla “soluzione finale” nei campi di sterminio, dove si attuò e organizzò un progetto di eliminazione sistematico, pensato e programmato da Hitler e dai suoi gerarchi, presentato da Himmler nella Conferenza di Berlino-Wannsee il 20 gennaio 1942. Non prima che l’eliminazione fosse preceduta dall’utilizzazione degli individui più forti nell’industria civile e bellica. Non una soluzione improvvisata, dovuta a qualche strategia o tattica belliche, ma la decisione presa a tavolino, storicamente documentata, della distruzione di un popolo: il genocidio.
Esseri umani che hanno perso qualunque empatia, carità, misericordia, rispetto; che eludono ogni interrogativo sulla loro responsabilità individuale e si giustificano con l’obbedienza agli ordini. La ragione organizzativa, la pratica burocratica e amministrativa diventano le modalità cui ispirare la propria esistenza, dedita all’obbedienza totale e assoluta al capo.
Buoni padri, mariti attenti e premurosi, caritatevoli verso i poveri della comunità della loro razza diventano crudeli assassini, aguzzini capaci di uccidere a loro totale arbitrio e volontà.
Dio vedeva e non interveniva. Perché? Perché avrebbe dovuto e perché deve ancora intervenire?
Dio bontà assoluta, che soffre, diviene, è impotente di fronte al male. Il male attiene alla responsabilità umana, alla libertà di cui è dotato l’essere umano di scegliere. Ad Auschwitz l’uomo ha scelto il male. Dio non è morto ad Auschwitz, è morta l’umanità.
Il silenzio di Dio rispetto a ciò che successe ad Auschwitz e che continua ancora a succedere non vuol dire che “Dio è morto”. Il suo silenzio rimanda alla responsabilità umana; considerare responsabile Dio per il male naturale e storico, le pestilenze, le guerre, la povertà, l’ingiustizia e le catastrofi ambientali significa non affrontare il peso della responsabilità umana.
Filmografia
• Notte e nebbia, 1956, Documentario, Regia di Alain Rasnais
Gli orrori dell’Olocausto mostrati in bianco e nero, attraverso documenti, filmati e fotografie tratti da archivi.
• La verità negata, 2016, Regia di Mick Jackson
La storica Deborah Lipstadt, dopo la pubblicazione di un suo libro sul negazionismo dell’Olocausto viene citata in giudizio da un autore di testi sulla seconda guerra mondiale.
• La tregua, 1997, Regia di Francesco Rosi
Tratto dal romanzo omonimo di Primo Levi, il film racconta il lungo viaggio di ritorno da Auschwitz all’Italia, di un gruppo di italiani scampati ai forni crematori spinti dal desiderio irresistibile di rientrare nelle loro case.
Filmografia ad uso didattico
• Arrivederci ragazzi, 1987, Regia di Louis Malle
La storia romanzata, vista da un collegiale, di padre Jacque de Jesus, prete della Resistenza francese che ha nascosto bambini ebrei nel suo collegio durante l’occupazione nazista.
• La vita è bella, 1997, diretto e interpretato da Roberto Benigni
Guido, un ebreo italiano che viene deportato insieme alla sua famiglia in un lager nazista cerca di proteggere il figlio dagli orrori dell’Olocausto facendogli credere che tutto ciò che vedono sia parte di un gioco, in cui dovranno affrontare prove durissime per vincere un meraviglioso premio.
• Il bambino con il pigiama a righe, 2008, Regia di Mark Herman
Il racconto dell'orrore di un campo di sterminio nazista attraverso gli occhi di due bambini di otto anni, legati dalla più profonda delle amicizie, Bruno, figlio del comandante tedesco del campo, e Shmuel, ebreo prigioniero nel lager.
Bibliografia
La produzione letteraria e filmica su Auschwitz è sterminata. Le proposte che seguono si distinguono in una filmografia consigliata per le lettrici e lettori adulti, che ha un carattere documentario o semi-documentario, in risposta a un ricorrente negazionismo dell’Olocausto, e una filmografia ad uso didattico centrata su vicende che hanno come protagonisti bambini o pre-adolescenti e che apre alla speranza, con la risposta positiva del bene di fronte al male. La bibliografia presenta testi di carattere filosofico, un importante album fotografico sull’arrivo dei deportati nel campo di Auschwitz e la narrazione autobiografica di Primo Levi del lungo ritorno in Italia dopo la liberazione del campo.
• Primo Levi, La tregua, 1963, Einaudi
Racconta le esperienze dell'autore dall'abbandono di Auschwitz da parte dei tedeschi e il lungo viaggio del deportato ebreo per ritornare in Italia, nella città natale di Torino, con mesi di spostamenti nell'Europa centro-orientale.
• Hans Jonas, Der Gottesbegriff nach Auschwitz, Edizione italiana, Il concetto di dio dopo Auschwitz, 2003.
• The Auschwitz Album, 2002, 2004, Yad Vashem, Jerusalem, trad. italiana Daria Cavallini, Einaudi, 2008 Con le sue 200 fotografie scattate da un militare delle S.S., costituisce l’unica documentazione fotografica, dell’arrivo dei treni dei prigionieri nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.